Ultimissime... Tra rigore e stimolo: le sfide dell’Italia nel nuovo panorama economico europeo

Negli ultimi mesi l’Italia è tornata al centro dell’attenzione europea per la sua strategia di bilancio, costruita in equilibrio tra prudenza e rilancio. Il governo ha deciso di incrementare la spesa pubblica per il triennio 2026-2028 di circa 12 miliardi di euro, con l’intento di alleggerire la pressione fiscale sui redditi medi e stimolare la crescita interna. Allo stesso tempo, punta a una progressiva riduzione del deficit: dal 3 % del PIL previsto nel 2025 fino al 2,3 % nel 2028, segnale di un impegno a mantenere i conti sotto controllo pur sostenendo l’economia.
Questa impostazione, meno rigida rispetto alle politiche di austerità del passato, apre spazi di manovra ma comporta anche un aumento della spesa per interessi sul debito, stimata in crescita dal 3,9 % al 4,3 % del PIL nello stesso periodo. Nella prima metà del 2025, tuttavia, il saldo dei conti pubblici ha mostrato segnali incoraggianti: il deficit è sceso al 5,0 % del PIL rispetto al 5,9 % dell’anno precedente, grazie a un miglioramento delle entrate fiscali superiore all’aumento della spesa.
Questo trend positivo rafforza l’ipotesi di una prossima uscita dell’Italia dalla procedura europea per disavanzo eccessivo, con la prospettiva di tornare stabilmente sotto la soglia del 3 %. Anche la Banca Centrale Europea ha riconosciuto i progressi compiuti, pur invitando alla prudenza e a non disperdere i risultati ottenuti.
Sul fronte della crescita, le previsioni per il 2025 restano moderate: intorno allo 0,7 %, con un leggero miglioramento nel 2026. La spinta principale dovrebbe arrivare dagli investimenti pubblici e privati, sostenuti dai fondi europei, mentre consumi e export risentono ancora della forza dell’euro e delle tensioni commerciali globali.
Il Ministero dell’Economia ha chiesto una politica monetaria più espansiva da parte della BCE, giudicando i tassi attuali troppo elevati per un’economia ancora fragile. In parallelo, Francoforte ha segnalato l’importanza di monitorare i fondi non bancari, come hedge fund e private equity, che stanno assumendo un peso crescente nei mercati finanziari.
A livello mondiale, il primo semestre del 2025 ha registrato un incremento dei dividendi distribuiti dalle imprese, segnale di una fiducia in ripresa ma anche di una crescente concentrazione della ricchezza.
Per l’Italia, il messaggio è chiaro: la fase di stabilizzazione non è ancora conclusa. Solo un aumento duraturo della produttività, dell’innovazione e dell’occupazione potrà trasformare il miglioramento dei conti in una vera ripresa strutturale.
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