Rimuovere le barriere interne per la crescita: la proposta del Fondo Monetario Internazionale

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Secondo alcune valutazioni del Fondo Monetario Internazionale, l’eliminazione delle barriere ancora presenti all’interno dell’Unione Europea potrebbe trasformarsi in un volano decisivo per la produttività del lavoro. L’istituzione internazionale stima che una liberalizzazione più completa porterebbe a un incremento fino al 7% in un arco di sette anni, un risultato notevole se confrontato con la crescita ben più contenuta – intorno al 2% – registrata negli ultimi periodi.

Le barriere di cui si parla non riguardano soltanto aspetti logistici o doganali, ormai in gran parte superati, ma soprattutto vincoli normativi e amministrativi. Differenze negli standard tecnici, pratiche burocratiche complesse e scarsa armonizzazione nel riconoscimento delle qualifiche professionali sono fattori che ostacolano la libera circolazione di beni, servizi e persone. Vale la pena ricordare che il mercato unico, nato nel 1993, ha già favorito un’enorme apertura, ma molti ostacoli “invisibili”, legati alle legislazioni nazionali, sono rimasti in piedi e continuano a rallentare l’integrazione.

Il settore dei servizi rappresenta un esempio particolarmente significativo: a differenza del commercio di beni, che risulta oggi ampiamente liberalizzato, chi opera nei servizi deve spesso confrontarsi con regole diverse da Paese a Paese, rendendo complessa l’espansione su scala europea.

Il messaggio di fondo del FMI è che un coordinamento più efficace e una semplificazione delle procedure porterebbero benefici non solo immediati, ma anche cumulativi nel tempo. L’effetto sarebbe più consistente di quello ottenuto con singole riforme economiche e andrebbe a rafforzare la competitività del continente, con ricadute positive per imprese, lavoratori e cittadini.

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