Nutri-Score: che cos’è, dove viene usato e perché influenza sempre di più il mercato alimentare

Il Nutri-Score è un sistema di etichettatura nutrizionale pensato per rendere più immediata la lettura delle informazioni sugli alimenti confezionati. Si presenta come un piccolo riquadro posto sulla parte frontale della confezione, con una lettera che va dalla A alla E e una scala di colori che va dal verde al rosso. L’obiettivo è offrire al consumatore un’indicazione rapida e intuitiva sulla qualità nutrizionale complessiva del prodotto, senza dover analizzare ogni volta la tabella nutrizionale nel dettaglio.
Il punteggio non nasce in modo arbitrario, ma deriva da un algoritmo che tiene conto di diversi elementi. Da un lato vengono considerate le componenti che, se presenti in quantità elevate, sono generalmente associate a un consumo da moderare, come calorie, zuccheri, sale e grassi saturi. Dall’altro lato entrano in gioco fattori considerati più favorevoli, come la presenza di fibre, proteine e una certa percentuale di ingredienti di origine vegetale. Il risultato finale è una sintesi che non giudica il singolo nutriente, ma l’equilibrio complessivo del prodotto.
Nel tempo questo algoritmo è stato aggiornato più volte. Le ricette cambiano, le conoscenze nutrizionali evolvono e anche le politiche alimentari si adattano. Per questo motivo, negli ultimi anni alcuni Paesi hanno introdotto criteri leggermente più severi, chiedendo alle aziende che adottano il Nutri-Score di ricalcolare i punteggi e aggiornare le confezioni entro periodi di transizione prestabiliti.
Per capire dove il Nutri-Score è davvero presente, è importante distinguere tra l’uso pratico sulle confezioni e il quadro normativo. Oggi il sistema è visibile soprattutto in alcuni Paesi europei che ne hanno sostenuto l’adozione su base volontaria, come Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svizzera. La sua diffusione, però, non è uniforme: molto dipende dalle scelte delle singole aziende e dei distributori. È per questo che, anche all’interno dello stesso supermercato, si possono trovare prodotti con il Nutri-Score accanto ad altri che ne sono privi.
Un aspetto spesso sottolineato è che il Nutri-Score funziona meglio come strumento di confronto tra prodotti simili. Confrontare due cereali per la colazione, due piatti pronti o due sughi pronti può aiutare a orientarsi rapidamente. Usarlo come giudizio assoluto su alimenti molto diversi tra loro, invece, rischia di essere fuorviante.
A livello europeo, il Nutri-Score non è obbligatorio. Da tempo si discute della possibilità di introdurre un sistema di etichettatura frontale unico e armonizzato, ma il percorso si è rivelato complesso. Le posizioni dei vari Paesi non sono sempre allineate e il tema tocca sensibilità diverse, legate alla cultura alimentare, alle tradizioni e agli equilibri del mercato. Di conseguenza, oggi il Nutri-Score resta uno strumento supportato o raccomandato in alcuni contesti nazionali, ma lasciato alla scelta delle aziende.
Proprio questa libertà di adozione ha effetti concreti sul mercato. Esporre il Nutri-Score significa accettare un confronto immediato sugli scaffali. Molte aziende, per ottenere una lettera migliore, hanno iniziato a rivedere le ricette, riducendo zuccheri o sale, aumentando le fibre o modificando alcune materie prime. Questo processo di riformulazione è visto da alcuni come un incentivo positivo a migliorare l’offerta, ma da altri come un rischio per prodotti legati a ricette tradizionali, che possono risultare penalizzati da una valutazione sintetica.
In Paesi come l’Italia, il dibattito è stato particolarmente acceso. Una delle principali preoccupazioni riguarda la percezione dei prodotti tipici sui mercati esteri, dove il Nutri-Score è più diffuso e riconosciuto. Anche senza divieti o restrizioni formali, un’etichetta molto visibile può influenzare le scelte dei consumatori e, di conseguenza, il posizionamento commerciale.
Oltre all’impatto sugli acquisti, il Nutri-Score può incidere anche sulle dinamiche tra produttori e distributori. In alcuni casi, i retailer tendono a privilegiare prodotti con punteggi migliori perché più facili da comunicare come parte di un assortimento “più equilibrato”. Questo può influenzare la presenza sugli scaffali e rendere la competizione più complessa per chi decide di non adottare il sistema.
Per il consumatore, il modo migliore di usare il Nutri-Score è considerarlo come un’indicazione orientativa e non come una sentenza definitiva. Può essere utile per scegliere il prodotto più equilibrato all’interno della stessa categoria, ma non sostituisce una visione complessiva dell’alimentazione. Porzioni, frequenza di consumo e varietà restano elementi fondamentali: un prodotto con una valutazione favorevole può comunque essere inadatto se consumato in eccesso, così come un alimento con una lettera meno favorevole può trovare spazio in una dieta varia e consapevole.
In sintesi, il Nutri-Score è già una realtà concreta in diversi mercati europei e sta influenzando scelte industriali, strategie commerciali e comportamenti d’acquisto. Finché non esisterà un sistema unico e obbligatorio a livello europeo, il panorama resterà frammentato, con lo stesso prodotto che può presentarsi in modo diverso a seconda del Paese e della strategia adottata dal brand.
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