Monoproteico sì, ma quale proteina scegliere? Consigli pratici per orientarsi

La scelta della proteina in un alimento monoproteico per cani o gatti non può essere affidata al caso o al gusto personale dell’animale. Quando si intraprende un percorso nutrizionale controllato, la fonte proteica diventa un parametro strategico da valutare in funzione di diversi fattori: anamnesi clinica, reazioni precedenti, digeribilità, disponibilità e valore biologico. L’errore più comune è affidarsi solo alla popolarità di una carne o alla marca, trascurando che ogni proteina ha un impatto diverso sull’organismo.
Le fonti proteiche comunemente utilizzate nei monoproteici comprendono pollo, tacchino, agnello, coniglio, cavallo, maiale, pesce e, più recentemente, carni esotiche come cervo, struzzo o canguro. La scelta deve tenere conto della storia alimentare dell’animale: se ha già consumato pollo per anni e manifesta sintomi sospetti, sarà opportuno passare a una fonte completamente nuova. Questo concetto, noto come “novel protein”, è la base per evitare reazioni immunitarie incrociate e ridurre al minimo i rischi.
La digeribilità della proteina è un altro criterio essenziale. Alcune fonti, pur essendo rare o poco utilizzate, possono risultare difficili da assimilare, specialmente in animali con disturbi intestinali pregressi. Il coniglio e il cavallo, ad esempio, sono spesso ben tollerati e hanno un’elevata digeribilità, ma è sempre opportuno valutare il singolo caso clinico. Anche il taglio della carne e il metodo di cottura possono influenzare l’assorbimento: una proteina nobile ma sottoposta a trattamenti termici aggressivi può perdere parte della sua efficacia nutrizionale.
Oltre al profilo proteico, è importante analizzare la completezza della dieta. Un alimento monoproteico non deve essere carente in aminoacidi essenziali, e per questo va scelto tra quelli che presentano una formulazione bilanciata e non basata su una sola carne priva di integrazioni. Alcuni produttori aggiungono fegato, cuore o altri organi della stessa specie per garantire un apporto più ricco e coerente con le esigenze fisiologiche dell’animale.
Anche la disponibilità sul mercato e la tracciabilità della materia prima incidono sulla scelta. Proteine rare o esotiche possono essere utili nei casi clinici complessi, ma devono provenire da filiere controllate, possibilmente certificate per uso veterinario. L’improvvisazione o l’acquisto basato solo su criteri commerciali può compromettere l’efficacia della dieta. La scelta della proteina ideale in un alimento monoproteico deve quindi combinare esperienza clinica, conoscenza tecnica e affidabilità del produttore.