Lenin e il suo ruolo fondamentale nella nascita dell'URSS

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Il ruolo di Lenin nella nascita dell'Unione Sovietica è centrale e strutturale, non solo per la direzione ideologica che seppe imprimere al movimento bolscevico, ma anche per la sua visione dello Stato socialista e della funzione del partito. Dopo il ritorno in Russia nell’aprile del 1917, Lenin riuscì a ridefinire la strategia rivoluzionaria con una chiarezza teorica che gli permise di catalizzare le forze operaie, contadine e militari attorno a un progetto radicale di trasformazione. Le Tesi di aprile rappresentarono la sintesi della sua analisi della crisi russa, e indicarono la strada per la conquista del potere da parte dei soviet. La sua capacità di leggere le dinamiche sociali in atto fu decisiva nel determinare la direzione degli eventi.

Dopo la presa del potere, Lenin non si limitò al ruolo di leader politico, ma si impegnò attivamente nella costruzione di una nuova architettura istituzionale. Sotto la sua guida fu introdotto il comunismo di guerra, che pur con effetti devastanti sulla produzione e sulla società, costituì un passo necessario per la sopravvivenza del potere bolscevico durante la guerra civile. Al termine del conflitto, fu sempre Lenin a riconoscere l’urgenza di un cambiamento, promuovendo la Nuova Politica Economica (NEP) come misura transitoria per ricostruire l’economia e ristabilire un fragile equilibrio sociale, senza rinunciare al controllo politico del partito.

Lenin fu anche il principale artefice dell’idea di un’unione delle repubbliche socialiste. Nonostante le resistenze di Stalin, che proponeva una mera unificazione sotto la RSFSR, Lenin sostenne la necessità di un modello federale in cui le repubbliche venissero riconosciute formalmente come entità sovrane unite da un principio volontario. La sua posizione, motivata sia da considerazioni strategiche sia da una visione teorica internazionalista, determinò l’architettura istituzionale della futura URSS. Tale concezione trovò espressione nei testi fondamentali del 1922, anche se la centralizzazione reale smentì in parte quella visione.

La figura di Lenin divenne rapidamente simbolica, incarnazione della rivoluzione e della nuova era socialista. Anche dopo il suo progressivo ritiro dalla scena politica a causa della malattia, e ancor più dopo la sua morte nel 1924, il culto della sua persona fu coltivato come strumento di legittimazione del regime. Tuttavia, le sue ultime lettere e il cosiddetto "testamento di Lenin" mettevano in guardia contro la concentrazione del potere in mano a Stalin, anticipando le tensioni interne che avrebbero segnato la fase successiva del regime sovietico.