L’Unione europea al fianco dell’Italia nella disputa dei dazi sulla pasta con gli Stati Uniti: sviluppi e prospettive

Una nuova tensione commerciale ha preso forma tra Italia e Stati Uniti, e al centro della vicenda si trova uno dei prodotti più rappresentativi della tradizione alimentare italiana: la pasta. Il Dipartimento del Commercio statunitense ha ipotizzato l’introduzione di dazi antidumping che, in alcuni casi, potrebbero raggiungere il 91,74%, accusando vari produttori italiani di aver esportato pasta a prezzi “sottocosto” nel periodo compreso tra luglio 2023 e giugno 2024. Queste tariffe si sommerebbero al dazio del 15% già in vigore sui beni europei, portando l’imposizione complessiva oltre il 100% per diversi marchi italiani.
Il governo italiano ha respinto con decisione tali accuse, definendole prive di fondamento, e ha immediatamente attivato una squadra diplomatica ed economica per difendere le proprie imprese. Bruxelles, dal canto suo, ha espresso pieno sostegno a Roma, annunciando di voler coordinare le prossime mosse e di essere pronta, se necessario, a portare il caso davanti all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).
Il mercato americano rappresenta una fetta rilevante per l’export di pasta italiana: nel 2024 il valore delle vendite è stato stimato attorno ai 671 milioni di euro. L’applicazione di dazi superiori al 100% avrebbe conseguenze pesanti per il comparto, tanto che alcune aziende stanno già valutando di spostare parte della produzione negli Stati Uniti per contenere l’impatto economico.
La questione, però, va oltre il singolo prodotto: secondo le associazioni di categoria e le autorità italiane, l’iniziativa americana potrebbe aprire una fase di tensione più ampia tra Washington e Bruxelles, mettendo alla prova l’equilibrio delle regole del commercio internazionale e la tutela delle produzioni agricole europee. L’appoggio della Commissione europea è quindi considerato cruciale, poiché l’UE può adottare contromisure commerciali o avviare un ricorso multilaterale per difendere le proprie filiere strategiche.
In definitiva, lo scontro non si gioca solo sul piano economico ma anche su quello simbolico: una penalizzazione della pasta italiana rischierebbe di minare la credibilità del “Made in Italy” e di alimentare un nuovo ciclo di frizioni nei rapporti tra Unione europea e Stati Uniti.
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