I trattati e le repubbliche fondatrici dell'Unione Sovietica

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La nascita giuridica dell'Unione Sovietica fu sancita dal Trattato sulla creazione dell’URSS e dalla Dichiarazione dell’unione delle repubbliche, firmati il 30 dicembre 1922. Questi due documenti furono frutto di un’intensa trattativa tra le élite comuniste delle principali repubbliche rivoluzionarie che avevano preso forma dopo la guerra civile. A differenza della narrazione ufficiale che parlava di unione volontaria tra popoli uguali, la struttura federale delineata da tali atti giuridici fu il risultato di una centralizzazione già in atto, in cui la Russia esercitava un ruolo predominante sia politico che amministrativo. L'obiettivo formale era quello di riconoscere le diverse identità nazionali garantendo loro un'autonomia culturale e linguistica, ma nei fatti il potere restava saldamente nelle mani del Partito Comunista con sede a Mosca.

Le quattro repubbliche fondatrici furono la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR), la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa e la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica, che comprendeva Georgia, Armenia e Azerbaigian. Ciascuna di esse aveva partecipato con un proprio congresso sovietico alla discussione e ratifica dei documenti di unificazione. Tuttavia, il processo fu fortemente guidato dai vertici del partito, e il modello federale servì più come giustificazione ideologica che come vera articolazione pluralista del potere.

Il Trattato stabiliva l'esistenza di un unico governo centrale responsabile per la politica estera, la difesa, l’economia pianificata e i trasporti, mentre alle repubbliche restavano competenze nominali in ambiti come l’istruzione e la cultura. Tale ripartizione ricalcava una logica piramidale in cui la sovranità delle repubbliche era più teorica che reale. Il documento fondativo conteneva anche un articolo che prevedeva la possibilità per ciascuna repubblica di secedere dall’Unione, elemento che nel tempo avrebbe assunto rilevanza simbolica ma che, fino agli anni ’80, rimase del tutto inattuabile sul piano politico.

L'atto costitutivo della nuova entità statale fu subito accompagnato da una revisione della Costituzione della RSFSR del 1918, e nel 1924 fu emanata la prima Costituzione dell’URSS, che istituzionalizzava quanto già sancito dal Trattato e ampliava il controllo del partito sullo Stato. L’intero impianto giuridico rifletteva la tensione tra il principio leninista di autodeterminazione nazionale e l’esigenza pragmatica di controllo territoriale. Le repubbliche, pur godendo di uno status formale elevato, erano di fatto strumenti funzionali alla strategia di consolidamento dell’apparato sovietico.