I rischi della fissione nucleare e le sfide della sicurezza nei reattori

La fissione nucleare, pur rappresentando una fonte energetica consolidata e ad alta densità, comporta una serie di rischi intrinseci che richiedono soluzioni ingegneristiche sofisticate e strategie operative altamente strutturate. Il principale rischio deriva dalla possibilità che la reazione a catena sfugga al controllo, generando un surriscaldamento del nocciolo e il rilascio di materiale radioattivo. Anche in impianti moderni, con sistemi di sicurezza multipli, esiste sempre una probabilità residua di guasto meccanico, errore umano o evento esterno che può innescare incidenti di grande portata. Per questo, chi lavora nella progettazione e gestione di reattori nucleari deve considerare la sicurezza come una variabile progettuale primaria e non accessoria, adottando soluzioni ridondanti e criteri di difesa in profondità.
Le barriere fisiche, come il contenitore in acciaio e calcestruzzo, sono solo una parte della protezione. La progettazione deve includere anche sistemi di arresto automatico della reazione (scram), circuiti di raffreddamento d'emergenza, e meccanismi di contenimento dei radionuclidi in caso di fusione parziale del combustibile. È fondamentale che questi sottosistemi siano testati in scenari di fault realistici, utilizzando simulazioni termomeccaniche in tempo reale e valutazioni probabilistiche di rischio (PRA). Gli operatori devono essere addestrati con protocolli dettagliati per la risposta a incidenti, inclusi blackout elettrici e perdita di refrigerante, ed è consigliabile sviluppare piani di emergenza regionali condivisi con le autorità locali.
Un'altra sfida significativa è la gestione delle scorie radioattive, in particolare quelle ad alta attività e lunga vita. I rifiuti derivanti dalla fissione includono isotopi come il cesio-137 e lo stronzio-90, che rimangono pericolosi per centinaia di anni. La progettazione di depositi geologici profondi deve basarsi su studi geotecnici dettagliati, modelli di migrazione radionuclide e simulazioni di lunga durata, affinché si possa garantire l’isolamento sicuro per migliaia di anni. Gli ingegneri coinvolti in questa fase devono interfacciarsi con enti di regolazione nazionali ed europei per soddisfare tutti i requisiti di sicurezza radiologica, oltre a considerare l’adozione di contenitori a doppia barriera e sistemi di monitoraggio permanente.
Dal punto di vista della sicurezza passiva, i nuovi progetti di reattori di generazione III e IV introducono innovazioni rilevanti, come il raffreddamento per convezione naturale, il core a bassa potenza specifica e i materiali strutturali con alta tolleranza al calore. È fortemente raccomandato che gli sviluppatori si orientino verso questi modelli, sfruttando i codici di simulazione multiphysics per valutare l’interazione tra flussi termici, variazioni di pressione e stress meccanici. Inoltre, occorre tenere conto della resistenza sismica delle strutture, anche in aree a bassa pericolosità, integrando giunti antisismici e sistemi di ancoraggio avanzati nei progetti civili del sito.
Un ulteriore punto critico è il rischio legato alla proliferazione nucleare. Il combustibile esausto contiene plutonio che, se separato, può essere utilizzato per scopi bellici. La gestione del ciclo del combustibile deve quindi seguire rigorosi protocolli di sorveglianza e tracciabilità, compresi i sistemi di contabilità nucleare e le ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. In ambito progettuale, è utile preferire cicli chiusi o parzialmente chiusi, con ritrattamento diretto in loco e controllo continuo dell’inventario fissile. La scelta di tecnologie meno adatte alla proliferazione, come il ciclo uranio-torio, rappresenta un’opzione strategica che andrebbe approfondita con studi di fattibilità tecnica ed economica.