Primo piano Gaza, tregua appesa a un filo: nuove operazioni e segnali contrastanti sul futuro della Striscia

Nelle ultime ore la tensione nella Striscia di Gaza è tornata a salire. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Katz ha ordinato all’esercito di distruggere tutti i tunnel sotterranei ancora attivi nel territorio, ritenuti vitali per le comunicazioni e le operazioni di Hamas e della Jihad islamica. Queste gallerie, estese per chilometri, restano uno dei punti più difficili da eliminare: vengono usate per il trasporto di armi, ma anche come rifugi e vie di fuga durante i bombardamenti.
Le Forze di Difesa Israeliane hanno nel frattempo confermato nuovi raid mirati contro membri della Jihad islamica accusati di pianificare ulteriori attacchi. Gli obiettivi, secondo fonti militari, sarebbero centri operativi situati nella zona centrale della Striscia. Tutto ciò avviene mentre si tenta di mantenere in vita un cessate il fuoco sempre più fragile, continuamente messo a rischio dagli scontri.
Sul piano politico, Hamas ha fatto sapere di essere disposta a deporre le armi se dovesse cessare l’occupazione israeliana, dichiarandosi pronta a lasciare la gestione del territorio a un’autorità palestinese condivisa. È una posizione che, se confermata, potrebbe segnare una svolta, anche se per ora resta solo un annuncio in un contesto ancora dominato dalla guerra.
Fonti locali segnalano inoltre che Israele starebbe collaborando con piccole milizie anti-Hamas per ridurre l’influenza del gruppo, un’operazione che potrebbe alterare gli equilibri interni di Gaza ma anche provocare nuovi conflitti tra fazioni rivali.
Sul fronte internazionale, cresce l’impegno degli Stati Uniti, che monitorano la situazione con droni da ricognizione e missioni di sorveglianza. Intanto l’Italia ha accolto in Puglia un giovane palestinese ferito in un bombardamento, un gesto di solidarietà che ricorda quanto gravi restino le conseguenze umanitarie del conflitto.
Gaza continua così a oscillare tra momenti di tregua e nuove esplosioni di violenza. Le strade distrutte e le case crollate raccontano meglio di qualunque comunicato la sofferenza di una popolazione che da anni cerca, senza successo, una via d’uscita stabile da questa crisi infinita.
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