Cosa significa davvero che le spese della difesa non contribuiranno al debito

L’espressione secondo cui le spese per la difesa non contribuiranno al debito ha suscitato molta curiosità, ma va compresa nel suo significato concreto. Non si tratta di cancellare o nascondere miliardi dal bilancio dello Stato, perché quelle risorse vengono effettivamente spese e registrate. La particolarità è che, nel periodo 2025–2028, l’Unione Europea ha concesso una flessibilità temporanea e mirata: le spese militari, entro determinati tetti, non comportano automaticamente l’apertura di una procedura per deficit eccessivo. È quindi una deroga parziale e limitata nel tempo, non una regola permanente valida per ogni settore.
Il punto centrale è che la spesa militare resta comunque conteggiata nel debito pubblico, che continua a crescere in misura pari ai fondi stanziati. La differenza riguarda il deficit ufficiale e la sua valutazione ai fini dei parametri europei: un Paese può registrare più spese militari senza per questo essere subito richiamato o sanzionato, purché non si superino i tetti concordati. Una frase precisa per chiarire il concetto è questa: la spesa militare può non comportare l’apertura di una procedura per deficit eccessivo, se resta entro i tetti previsti; ma il debito cresce comunque e il vantaggio è una maggiore flessibilità temporanea nei vincoli.
È importante non generalizzare: al momento non sono previste esenzioni simili per altri ambiti come infrastrutture, digitalizzazione o transizione ecologica. In passato se ne è discusso, ma oggi la deroga riguarda esclusivamente la difesa e solo per alcuni anni. Questo rende la misura più comprensibile: non un condono o un artificio per far sparire spese, bensì uno spazio di manovra concesso in una fase storica segnata da nuove priorità geopolitiche.
Per capire meglio possiamo riprendere un esempio pratico. Se uno Stato ha entrate per 100 miliardi e spende 110 miliardi per servizi ordinari e altri 5 miliardi per la difesa, il disavanzo reale è di 15 miliardi. Questo dato va comunque a incrementare il debito pubblico. Tuttavia, ai fini della valutazione europea, i 5 miliardi militari possono non essere considerati come elemento che fa scattare una procedura di deficit eccessivo, a condizione che siano rispettati i limiti fissati. La spesa è dunque reale e pesa sul debito, ma il suo trattamento contabile aiuta lo Stato a non sforare subito i vincoli, concedendo un po’ più di respiro nella gestione di bilancio.
La sostanza è che la misura non elimina il peso economico della spesa, bensì differisce il modo in cui viene valutata dalle regole europee. È un margine di flessibilità straordinario e a tempo, che mostra come la contabilità pubblica non sia solo numeri, ma anche il risultato di scelte politiche e di equilibri tra priorità diverse.
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