Come funziona la fissione nucleare e quali sono le sue applicazioni

Immagine puramente indicativa

La fissione nucleare è un processo attraverso cui un nucleo atomico pesante, come l’uranio-235 o il plutonio-239, viene suddiviso in due nuclei più leggeri a seguito dell’urto con un neutrone, liberando energia e ulteriori neutroni che possono generare una reazione a catena. Questa dinamica, ampiamente conosciuta da decenni, è alla base del funzionamento dei reattori nucleari commerciali e delle armi atomiche. Per chi opera con queste tecnologie, è essenziale comprendere che il controllo preciso della reazione a catena rappresenta il cuore del sistema, e ciò richiede non solo l’adozione di materiali fissili ben calibrati ma anche una gestione sofisticata dei moderatori, riflettori e assorbitori di neutroni.

Un reattore a fissione funziona stabilendo un equilibrio tra la produzione di neutroni e la loro perdita o assorbimento. Questo bilancio, chiamato criticità, deve essere mantenuto in stato stazionario per una produzione di energia continua e sicura. La scelta del moderatore (acqua leggera, acqua pesante o grafite) influisce sulla velocità dei neutroni e sulla probabilità di ulteriori fissioni, mentre i materiali di controllo, come il boro o il cadmio, devono essere manovrati con estrema precisione per modulare la reattività del sistema. In fase progettuale, è consigliabile adottare codici di calcolo neutronico avanzati per simulare scenari operativi e transitori, compresi quelli accidentali, garantendo così una base solida per la progettazione e la gestione del combustibile.

Dal punto di vista delle applicazioni, la fissione nucleare trova utilizzo non solo nella produzione di energia elettrica su larga scala, ma anche in ambiti più specifici come la propulsione navale, la generazione di calore per processi industriali e la produzione di isotopi radioattivi per scopi medici. Chi lavora in contesti ad alta specializzazione dovrebbe considerare le potenzialità dell’uso di reattori modulari compatti (SMR), che offrono maggiore flessibilità, costi ridotti e un profilo di rischio più contenuto rispetto ai reattori di grande taglia. L’adozione di queste soluzioni passa necessariamente da una progettazione avanzata del ciclo del combustibile e da una capacità di adattamento alle normative locali.

Un altro punto chiave riguarda la gestione delle scorie radioattive, tema che richiede competenze ingegneristiche, geotecniche e legislative. Il combustibile esausto contiene una miscela complessa di isotopi ad alta e media attività, alcuni dei quali hanno emivita di migliaia di anni. Per questo motivo, la progettazione dei depositi geologici profondi richiede analisi multidisciplinari che includano modellazioni geochimiche, monitoraggio a lungo termine e sistemi di sicurezza passiva. È raccomandabile adottare fin da subito una strategia integrata che tenga conto del ritrattamento del combustibile e della possibilità di riciclo del plutonio e degli attinidi minori per minimizzare l’impatto ambientale e massimizzare l’utilizzo del materiale fissile.

Infine, l'efficienza energetica complessiva di un impianto a fissione dipende anche dall’integrazione con sistemi di conversione avanzati. Molti impianti attuali utilizzano cicli Rankine a vapore, ma si stanno sviluppando configurazioni che impiegano gas come l’elio ad alta temperatura o sali fusi, in grado di raggiungere rendimenti superiori. Gli operatori più attenti dovrebbero considerare la possibilità di co-generazione termica ed elettrica e la connessione diretta con sistemi industriali, per aumentare la resa e ridurre i costi marginali per megawattora prodotto.