Centrale di Zaporizhzhia: sei giorni senza rete elettrica e timori per la sicurezza

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, si trova in una fase delicata: da quasi una settimana non riceve più elettricità dalla rete esterna e sta andando avanti unicamente con i generatori diesel di emergenza. Una condizione che desta allarme, perché senza alimentazione stabile i sistemi di raffreddamento dei reattori non possono garantire la protezione a lungo termine.
Anche se i reattori sono spenti, il combustibile continua a produrre calore residuo dovuto al decadimento radioattivo. È una caratteristica comune a tutte le centrali: l’arresto non elimina il rischio, ma rende indispensabile un raffreddamento continuo per evitare surriscaldamenti. Proprio qui nasce il problema: con scorte di carburante limitate e una dipendenza totale dai generatori, ogni guasto o ritardo nei rifornimenti potrebbe trasformarsi in un serio pericolo.
Sul fronte politico la tensione resta alta. Kiev accusa Mosca di voler staccare la centrale dalla rete ucraina per collegarla a quella russa, mentre il Cremlino sostiene che la struttura sia sotto controllo e operi in condizioni di sicurezza. A rendere più complesso lo scenario c’è l’assenza di informazioni condivise e verificate, che contribuisce ad alimentare dubbi e preoccupazioni.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha definito la situazione “molto critica”, segnalando che la dipendenza esclusiva dai sistemi di riserva non può rappresentare una soluzione duratura. Il paragone con Chernobyl, spesso evocato dai media, appare improprio dal punto di vista tecnico, perché le due centrali hanno caratteristiche diverse. Tuttavia, la fragilità dell’attuale contesto basta a spiegare perché la comunità internazionale insista sul bisogno urgente di ripristinare una connessione stabile alla rete elettrica.
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