Carboidrati totali e zuccheri: cosa indicano davvero sull’etichetta

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Quando leggiamo le informazioni nutrizionali di un alimento e troviamo la voce “carboidrati totali”, stiamo osservando la somma di tutte le forme di carboidrati digeribili presenti: zuccheri semplici, amidi e altri polisaccaridi. Le fibre alimentari, invece, non rientrano in questo valore e sono sempre indicate separatamente in etichetta, come previsto dalla normativa europea. È quindi un valore complessivo che non ci dice subito quanto zucchero effettivo contiene il prodotto, ma solo la quantità totale di glucidi disponibili. La dicitura “di cui zuccheri”, invece, specifica quale parte di quei carboidrati è formata da zuccheri semplici, cioè quelli immediatamente disponibili per l’organismo, come glucosio, fruttosio e saccarosio.

Questa distinzione è importante perché gli zuccheri semplici vengono digeriti e assorbiti molto rapidamente, provocando un aumento veloce della glicemia. Al contrario, i carboidrati complessi, come gli amidi o altri polisaccaridi, sono catene più lunghe di molecole che richiedono più tempo per essere scomposte, rilasciando energia in modo più graduale. Tuttavia, non bisogna pensare che tutti i carboidrati complessi siano automaticamente “buoni”: alcuni amidi raffinati hanno un comportamento simile agli zuccheri semplici, generando picchi glicemici elevati.

Un alimento con molti carboidrati totali non è necessariamente ricco di zuccheri semplici se gran parte di quei carboidrati deriva da amidi o fibre. Per questo motivo, il valore “di cui zuccheri” è un indicatore utile per capire la qualità dei carboidrati presenti. In linea generale, è consigliabile scegliere prodotti che presentano un rapporto basso tra “di cui zuccheri” e “carboidrati totali”, privilegiando quelli che contengono fibre, perché rallentano l’assorbimento e aiutano a mantenere più stabile il livello di zuccheri nel sangue.

Un altro aspetto interessante è che la distinzione tra carboidrati semplici e complessi non basta a prevedere l’effetto reale di un alimento sulla glicemia. L’indice glicemico, il carico glicemico e la presenza di altri nutrienti come proteine o grassi influenzano la velocità con cui il glucosio entra in circolo. Anche la modalità di cottura o la presenza di fibre può modificare l’assorbimento. In sostanza, leggere con attenzione le etichette non serve solo a contare le calorie, ma a capire come un alimento interagisce con il nostro metabolismo.

Saper interpretare “carboidrati totali” e “di cui zuccheri” aiuta quindi a fare scelte più consapevoli, evitando eccessi di zuccheri liberi e preferendo fonti di energia più equilibrate. Un piccolo gesto, come confrontare questi valori tra due prodotti, può contribuire a mantenere stabili i livelli energetici durante la giornata e sostenere un’alimentazione più sana e bilanciata.

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