Revenge porn e pornografia non consensuale: capire le differenze, le conseguenze e la legge italiana

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Il termine revenge porn indica la condivisione o la diffusione non consensuale di immagini o video intimi con l’intento di umiliare o vendicarsi di una persona. È un fenomeno che negli ultimi anni ha trovato terreno fertile soprattutto online, dove la velocità con cui i contenuti circolano rende molto difficile limitarne la diffusione. Ciò che spesso viene sottovalutato è l’impatto psicologico ed emotivo sulle vittime, che si trovano esposte a un pubblico vastissimo e in una condizione di vulnerabilità difficile da gestire.

Il revenge porn non riguarda solo le coppie che si lasciano in modo conflittuale, ma può coinvolgere anche persone che si sono fidate di un partner o che hanno subito l’hackeraggio dei propri dispositivi. In tutti i casi, alla base c’è la violazione della fiducia e dell’intimità, due elementi fondamentali nelle relazioni. Le conseguenze possono estendersi ben oltre la sfera privata, toccando la reputazione, la carriera e la vita sociale della vittima, con possibili ricadute anche sul benessere fisico.

Un aspetto spesso meno discusso ma molto rilevante è il senso di vergogna che la vittima può provare. Questa emozione, seppur comprensibile, rischia di trasformarsi in un ostacolo nel chiedere aiuto o nel denunciare l’accaduto. La vergogna infatti nasce dalla sensazione di essere giudicati, quando in realtà non c’è alcuna colpa da parte di chi subisce la diffusione dei contenuti. È importante ribadire che la responsabilità è solo di chi decide di violare la privacy altrui e non della persona che ha scelto di condividere momenti di intimità in un contesto privato e consapevole.

Un’altra grande difficoltà legata al revenge porn è la rapidità con cui testi e immagini si diffondono sui supporti digitali. Una volta caricati in rete o inviati tramite piattaforme di messaggistica, bloccare tempestivamente la condivisione diventa complicato, poiché i contenuti possono essere duplicati, salvati e rilanciati infinite volte. Questo aspetto aumenta il senso di impotenza delle vittime, che si trovano a combattere contro un meccanismo quasi incontrollabile. Proprio per questo è fondamentale che ci sia maggiore consapevolezza e che vengano utilizzati strumenti e procedure messe a disposizione dalle piattaforme per segnalare e rimuovere materiale non consensuale nel più breve tempo possibile.

Non sempre però si può parlare di “revenge” nel senso stretto del termine. Esistono infatti numerosi casi che non hanno nulla a che fare con la vendetta sentimentale, ma che sono collegati ad altri scopi come estorsioni, hacking o addirittura la diffusione per ottenere un guadagno economico. Per questo motivo, in ambito internazionale si parla anche di non-consensual pornography, cioè pornografia non consensuale, un termine più ampio che descrive meglio la varietà e la gravità delle situazioni in cui la privacy delle persone viene violata. Riconoscere questa differenza è fondamentale per comprendere la portata del problema e affrontarlo in tutte le sue sfaccettature.

In Italia il tema è stato affrontato con un aggiornamento legislativo introdotto nel 2019 con la cosiddetta legge sul Codice Rosso, che ha inserito un reato specifico contro la diffusione non consensuale di contenuti intimi. La norma prevede pene severe, con la reclusione da uno a sei anni e sanzioni economiche significative, aggravate se l’autore è un partner o un ex partner o se la diffusione avviene tramite strumenti digitali. È punibile anche chi, ricevuto il materiale, decide a sua volta di condividerlo. L’intento del legislatore è quello di offrire maggiore tutela alle vittime e favorire interventi più tempestivi in un contesto in cui la circolazione online rende difficile bloccare i contenuti.

Parlare di revenge porn e di pornografia non consensuale è quindi fondamentale per diffondere consapevolezza e responsabilizzare chiunque utilizzi strumenti digitali. Un consiglio pratico è prestare sempre attenzione alla gestione dei propri contenuti personali e, soprattutto, non colpevolizzare mai chi subisce questa forma di violenza. Superare il muro della vergogna e affrontare con determinazione le difficoltà legate alla rimozione dei contenuti può fare la differenza, soprattutto se accompagnato da un supporto collettivo, da una maggiore educazione digitale e da un impegno culturale che spinga verso più rispetto e responsabilità. In Italia è attivo il numero 1522, servizio gratuito e h24 del Dipartimento per le Pari Opportunità. Non è solo dedicato alla violenza di genere domestica, ma anche a fenomeni come il revenge porn: le operatrici possono indirizzare a strutture e supporti adeguati.

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